Marianna de Leyva | |
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La Signora di Monza: dipinto di fantasia di Giuseppe Molteni (1847), basato sul personaggio de I promessi sposi di Alessandro Manzoni | |
Contessa di Monza con i fratelli Luigi, Antonio II e Gerolamo (due anni per uno)[1][2] | |
In carica | 1580 - 1607 |
Predecessore | Martino de Leyva |
Successore | Antonio II e Gerolamo |
Nome completo | Marianna de Leyva y Marino |
Trattamento | Sua Eccellenza |
Nascita | Milano, 4 dicembre 1575 |
Morte | Milano, 17 gennaio 1650 (74 anni) |
Dinastia | De Leyva |
Padre | Martino de Leyva |
Madre | Virginia Maria Marino |
Religione | Cattolicesimo |
Marianna de Leyva, divenuta Suor Virginia Maria, ma meglio nota come la Monaca di Monza (Milano, 4 dicembre 1575 – Milano, 17 gennaio 1650), è stata una religiosa italiana, protagonista di un famoso scandalo che sconvolse Monza agli inizi del XVII secolo.
Figlia primogenita di un nobile spagnolo, il conte di Monza Martino de Leyva y de la Cueva-Cabrera, a tredici anni fu costretta dal padre a entrare come novizia nell'Ordine di San Benedetto; a sedici anni pronunciò i voti e diventò la monaca suor Virginia Maria, dal nome della defunta madre. A fare scalpore fu la sua relazione (durata dal 1598 al 1608) con un uomo, il conte Gian Paolo Osio, dalla quale nacquero almeno due figli, un maschio nato morto o deceduto durante il parto e una bambina, che Osio riconobbe come propria figlia, Alma Francesca Margherita (8 agosto 1604), affidata alla nonna paterna, ma vista sovente dalla madre.[3]
L'amante di suor Virginia, che già in precedenza era stato condannato per omicidio, uccise tre persone per nascondere la tresca, ma fu scoperto, condannato a morte in contumacia e poi assassinato il giorno prima della sua condanna da un uomo che egli riteneva suo amico. L'arcivescovo Federico Borromeo, messo al corrente della vicenda, ordinò un processo canonico nei confronti della monaca di Monza: al termine del procedimento suor Virginia fu condannata a essere "murata viva" nel Ritiro di Santa Valeria, dove trascorse quasi quattordici anni chiusa in una stanzetta (1,50 x 3,50 mt circa) priva quasi completamente di comunicazione con l'esterno, ad eccezione di una feritoia che permetteva il ricambio di aria e la consegna dei viveri indispensabili. Sopravvissuta alla pena, rimase a Santa Valeria fino alla morte.[4]
Fu contessa di Monza (1600-1607) durante il regno di Filippo III di Spagna e amministrava il territorio (circa trenta chilometri quadrati) dal monastero, insieme ai fratelli Luigi, Antonio II e Gerolamo (due anni per uno).[5][6] Un altro fratellastro di Marianna fu il figlio di primo letto di sua madre Virginia Marino, il signore di Sassuolo Marco Pio di Savoia, il quale morì a Modena, nel 1599, a seguito delle ferite riportate in un attentato rimasto privo di colpevoli.[7] Dai fratelli de Leyva il titolo di Conte di Monza passò a don Giovanni Battista Durini nel 1648; la dinastia duriniana governò Monza e il suo territorio fino alla fine del regime feudale.
La sua notorietà è dovuta soprattutto al romanzo I promessi sposi, nel quale Alessandro Manzoni si ispirò alla storia di questa vicenda, enfatizzando però gli eventi, cambiando ad esempio la composizione della famiglia, la cronologia, particolari biografici e il nome stesso degli amanti che diventano Egidio e suor Gertrude.