Nuraghe

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Nuraghe Nieddu di Codrongianos
Ricostruzione di un nuraghe polilobato

«Mentre tutte le maggiori nazioni fanno a gara in promuovere lo studio non solo de’ monumenti patrii, ma degli stranieri, ben dee gradire l’Italia che sia fisso lo sguardo nella sua Sardegna coronata qual è di torri sfidatrici de’ secoli»

I nuraghi (nuraghe/-s runaghe/-s in sardo logudorese, o nuraxi/-s in sardo campidanese, nuragu/-i in sassarese, naracu/-i in gallurese) sono antiche costruzioni in pietra di forma troncoconica presenti, con diversa concentrazione, in tutta la Sardegna.[1] Sono unici nel loro genere e rappresentativi della civiltà nuragica, che ad essi deve il suo nome.[2]

Alcuni sono complessi e articolati, veri e propri castelli nuragici con la torre più alta che in alcuni casi raggiungeva un'altezza tra i 25 e i 30 metri. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, si tratta di singole torri ristrette verso l'alto, un tempo alte dai 10 ai 20 metri, con diametro alla base tra gli 8 e i 10 metri. Gli studiosi non hanno ancora espresso un parere comune sulla loro funzione originaria, mentre per quanto riguarda la datazione la maggior parte pensa che furono costruiti nel II millennio a.C., a partire dal 1800 a.C. fino al 1100 a.C.[3]

Sono sparsi sull'intera isola, mediamente uno ogni 3 km², contraddistinguendone fortemente il paesaggio; in alcune zone sono posizionati a poche centinaia di metri gli uni dagli altri, come nella Valle dei Nuraghi della regione storica del Logudoro-Meilogu, oppure nelle regioni della Trexenta e della Marmilla. Ne sono stati identificate svariate migliaia, 7 000 o secondo altre fonti 8 000,[4] anche se si ipotizza che in passato il loro numero fosse ancora maggiore: sono infatti numerosi gli esempi attestati, e ancor più quelli ipotizzati sulla base di sondaggi archeologici, di successivi edifici civili (nuraghe Gianbasile a Sindia, Boladorzu a Magomadas), signorili (Palazzo Zapata a Barumini) e ancor più frequentemente religiosi (nuraghe Lo' sotto la chiesa di Sant'Eligio a Bosa, Santa Maria Maddalena a Guamaggiore, San Nicola a Orroli, Santa Vittoria a Nuraxinieddu, San Simone a Escolca, San Saturnino a Benetutti), costruiti non solo spogliando la struttura di pre-esistenti nuraghi, ma molto spesso direttamente sulle loro fondamenta.

  1. ^ Sardegna Cultura, Cartina di densità dei nuraghi (PDF), su sardegnacultura.it, Regione Sardegna. URL consultato il 12 maggio 2012 (archiviato dall'url originale il 21 settembre 2013).
  2. ^ I nuraghi, preziosi simboli di un'antica civiltà, su storicang.it.
  3. ^ Mauro Peppino Zedda, Archeologia del paesaggio sardo, Cagliari, Agorà Nuragica, 2009. ISBN 88-901078-3-9
  4. ^ (IT) Andrea Giardina e Claudio Ceretti, 1 - L'evoluzione umana dalle origini al l'invenzione dell'agricoltura, in Il Viaggio di Europa (Volume 1), vol. 1, Laterza Editori, 2020, p. 25, ISBN 978-88-421-1661-5.

Nuraghe

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