Rastrellamento del ghetto di Roma | |
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Data | 16 ottobre 1943 05:30 – 14:00 |
Luogo | Roma, ghetto ebraico e altri quartieri della città |
Stato | Repubblica Sociale Italiana |
Coordinate | 41°53′33″N 12°28′39″E |
Responsabili | Gestapo |
Motivazione | Esecuzione dell'Olocausto e occupazione tedesca di Roma |
Conseguenze | |
Morti | 1 007 uomini donne e bambini |
Sopravvissuti | 16 persone (15 uomini, 1 donna) |
Il rastrellamento del ghetto di Roma fu una retata effettuata da truppe tedesche appartenenti alle SS o alla polizia d'ordine (Ordnungspolizei), con la collaborazione dei funzionari del regime fascista della Repubblica Sociale Italiana tra le ore 05:30 e le ore 14:00 di sabato 16 ottobre 1943 (da cui il ricordo di questo giorno come Sabato nero), che portò all'arresto di 1 259 persone, di cui 689 donne, 363 uomini e 207 tra bambini e bambine, quasi tutti appartenenti alla comunità ebraica romana. Gli arresti vennero attuati principalmente in via del Portico d'Ottavia e nelle strade adiacenti ma anche in altre differenti zone della città di Roma[1][2].
Dopo il rilascio di un certo numero di componenti di famiglie di sangue misto (mischlinge) o stranieri, 1 023 rastrellati furono deportati direttamente al campo di sterminio di Auschwitz[3]. Soltanto 16 di loro sopravvissero (15 uomini e una donna, Settimia Spizzichino morta nel 2000)[4].