La craniotomia è una procedura chirurgica in cui una parte del cranio viene temporaneamente rimossa per esporre l'encefalo ed eseguire un intervento intracranico.[1][2][3] Le condizioni più comuni che possono essere trattate tramite questo approccio includono tumori cerebrali, aneurismi, malformazioni arterio-venose, empiemi subdurali, ematomi subdurali ed ematomi intracerebrali.[4] Strumenti e attrezzature specializzate vengono utilizzati per rimuovere la sezione ossea, chiamata lembi osseo. Il lembi osseo viene temporaneamente rimosso, tenuto sul tavolo degli strumenti chirurgici e poi riposizionato dopo che l'intervento cerebrale è concluso. In alcuni casi, a seconda dell'eziologia e dell'indicazione per la procedura, l'osso può essere scartato, conservato nello spazio sottocutaneo addominale o criopreservato in condizioni di conservazione a freddo.[5] Se il lembi osseo viene scartato o non riposizionato nel cranio durante la stessa operazione, la procedura è chiamata craniectomia. In una craniectomia decompressiva utilizzata per il trattamento dell'edema cerebrale maligno, il lembi osseo viene riposizionato alcune settimane dopo che il gonfiore cerebrale è migliorato.[6][7] La procedura chirurgica per ricostruire e riposizionare il lembi osseo nel cranio durante un secondo intervento è nota come cranioplastica.[8]
Dal punto di vista storico, le procedure craniche variavano da un singolo foro di trepanazione a una craniectomia più ampia. Le craniotomie moderne vengono eseguite collegando una serie di fori di trepanazione. Sebbene la trepanazione sia la tecnica chirurgica cranica più antica, con antichi resoconti che risalgono a 2300 anni fa, la nostra attuale tecnica chirurgica moderna per la craniotomia è il risultato finale della procedura introdotta alla fine del XIX secolo dal chirurgo autodidatta Wilhelm Wagner.[1][9][10] Sebbene la transizione dalla trepanazione a una resezione su misura tramite craniotomia sia avvenuta molto più tardi nella storia, antiche civiltà, come gli Inca in Perù, dovevano avere una certa familiarità di base con l'anatomia e gli interventi chirurgici nonostante la loro conoscenza rudimentale della patologia.[9][11]
A seconda del tipo di lesione intracranica, della patologia e dell'approccio chirurgico, alcune procedure di craniotomia possono essere assistite dalla guida della neuronavigazione basata su immagini di risonanza magnetica o tomografiche computerizzate per adattare l'intervento alle dimensioni del tumore utilizzando la minima incisione possibile. La neuronavigazione è una moderna tecnologia computerizzata che può aiutare i chirurghi a localizzare la patologia con maggiore precisione unendo una serie di punti craniofacciali nel paziente. La neuronavigazione offre una migliore guida, orientamento e localizzazione. Fornisce un livello superiore di fiducia per il chirurgo e un miglior esito per il paziente.[12]