Guru

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Bhaktisiddhānta Sarasvatī Ṭhākura (1874-1973) gurù del paramparā del sampradāya kṛṣṇaita fondato da Caitanya nel XV secolo. Il segno che corre dalla fronte lungo il naso corrisponde al tilaka ed è un marchio che lo identifica come appartenente al suo sampradāya, esso è composto da argilla bianca detta gopīcandana proveniente dalla città di Dwarka, e rappresenta i due piedi di Kṛṣṇa (le linee parallele) che terminano con una foglia di Tulasī (Ocimum tenuiflorum) pianta sacra al dio e a lui offerta. I devoti al dio Kṛṣṇa disegnano dodici tilaka sul proprio corpo prima di avviare le attività devozionali quotidiane.

Guru[1] è un termine maschile sanscrito (devanāgarī गुरू, gurū) che presso la religione induista ha il significato di «maestro spirituale», ed è riferito in particolar modo a colui che impartisce la dīkṣā al suo discepolo. Si tratta dunque di una figura molto importante in questa religione,[2] comune a tutte le scuole filosofiche e devozionali dell'Induismo, avente diritto al massimo rispetto e alla venerazione al pari del padre, della madre e dell'ospite.

  1. ^ Gurù in italiano; cfr. Bruno Migliorini et al., Scheda sul lemma "gurù", in Dizionario d'ortografia e di pronunzia, Rai Eri, 2010, ISBN 978-88-397-1478-7.
  2. ^ Stefan Pertz (2013), The Guru in Me - Critical Perspectives on Management, GRIN Verlag, ISBN 978-3638749251, pag. 2-3

Guru

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