Il termine indifferenza (dal latino indifferentia, composizione di in (privativo) e differentia, senza differenza) in filosofia può significare:
Con quest'ultimo significato il tema dell'indifferenza coinvolge quello della libertà poiché nella condizione di disinteresse viene a mancare la volontà che decide la scelta. Quando infatti ci si trova di fronte a dei motivi di una scelta che si presentano dello stesso valore ci si ritrova in una situazione che è stata definita come la libertas indifferentiae[1], lo stato cioè in cui la volontà è sospesa e da cui si esce con «l'autodeterminazione attiva del volere che getta sul bene finito scelto il peso del suo desiderio».[2]
Il vocabolo trova applicazione anche in campo religioso nell'atteggiamento denominato Indifferentismo con il quale la Chiesa cattolica designa e condanna quelle teorie filosofiche o religiose che affermano che a Dio è ugualmente gradita ogni religione, in opposizione al dogma Extra Ecclesiam nulla salus (Fuori dalla Chiesa non c'è salvezza), secondo il quale nessuno può salvarsi se non entra e non persevera nella Chiesa cattolica.[3]
Nell'ascetica, infine, l'indifferenza consiste nella rinuncia a qualsiasi decisione nell'attesa di adeguarsi alla volontà di Dio quando sarà chiaramente manifestata per conseguire la massima perfezione religiosa.